giovedì 21 ottobre 2010

Villa

La mamma mi ha detto che papà è in viaggio per lavoro e non sa quando tornerà; io ogni giorno lo aspetto, perché mi porterà dei regali. Nel frattempo i miei zii vengono a darle una mano perché anche l’ultimo servo, il signor Aliseo, se ne è andato.
Fino a due settimane fa non sapevo di avere così tanti zii: ogni sera se ne presenta uno diverso e un paio hanno anche la pelle nera. Quando suona il campanello, di solito io sono già a letto, ma talvolta qualcuno arriva prima e la mamma me li presenta: lei cambia colore, quasi come il rossetto fresco sulle sue labbra, e loro mi sorridono nervosamente. Non capisco perché i grandi si vergognino di me, ma forse confondo il loro imbarazzo con l’affetto.
In ogni caso, prima di addormentarmi, aspetto che la mamma salga per darmi il latte. Mi porta un enorme bicchiere di vetro che fatico a tenere tra le mani perché scotta. La mamma ci versa qualche goccia magica che mi farà dormire, così i mostri non potranno farmi del male.
Ieri notte, però, ho avuto paura: mi sono svegliato di soprassalto e ho sentito la mamma urlare più volte. Anche lo zio ogni tanto ansimava e diceva parole che io non conosco, ma mi sembravano brutte. Mi aspettavo che da un momento all’altro la porta si spalancasse e lunghi artigli affilati mi uccidessero, ma non è successo niente.
Così mi sono alzato e ho seguito la luce che si infilava sotto le pesanti tende rosse alla fine del corridoio. Anche se il grande lampadario del salone era stato venduto, riuscivo a vedere la porta della stanza degli ospiti e l’immenso quadro del nonno-nonno, con il suo cappello di ferro e piume. Io gli ho fatto segno di stare zitto.
“Mamma?” ho chiamato due o tre volte, sperando che i mostri non mi sentissero.
Ci sono stati dei rumori e dopo la mamma è uscita di corsa dalla camera degli ospiti sistemandosi il vestito e i capelli.
“Cosa c’è, caro? Perché non dormi?”
“Mamma, ho sete...” ho bisbigliato.
La mamma voleva guardare l’orologio al polso, ma non c’era.
“Se torni subito a letto, tra poco ti porto un altro bicchiere di latte.” Invece di obbedire, mi sono nascosto nell’ombra.
La mamma ha accompagnato lo zio alla porta, prendendo accordi per una prossima visita; lui voleva abbracciarla, ma lei lo ha scostato. Attorno alle loro labbra vedevo le tracce di quella che doveva essere stata una deliziosa torta alla crema di lamponi o fragole. Speravo ne fosse avanzata per colazione. Peccato. Magari quando tornerà papà organizzeremo una grande festa con tutti gli zii, così ci saranno tanti dolci anche per me.



Lorenzo Comberlato

Nato a Schio il 7/12/1970.
Insegnante di Lettere presso la Scuola Secondaria di Primo Grado di Piovene Rocchette.

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